Neberu
Neberu (accadico; anche Nēberu o Nēperu o Nēbiru; assiro: Nebūru), per gli antichi Babilonesi, era il corpo celeste associato al dio Marduk. Il nome viene dalla lingua accadica e può significare anche “punto di attraversamento” o “guado”.
Nella maggior parte dei testi babilonesi è identificato col pianeta Giove così nella Tavola V (verso 6) dell’Enūma eliš:
«Dopo che egli aveva suddiviso l’anno,
stabilì la posizione di Neberu, per definire la distanza delle (varie) stelle,
affinché nessuna commettesse errori o disattenzioni, rese stabile la posizione di Enlil ed Ea.»
(Enūma eliš, Tavola V, 5-8; traduzione di Giovanni Pettinato, in Mitologia assiro babilonese, Torino, Utet, 2004, p. 130)
«Per quanto concerne la loro identificazione, non vii è dubbio alcuno che Gihove sia da equiparare a Marduk, il dio principale del Pantheon babilonese e divinità poliade della città di Babilonia. Nei testi egli compare sotto diversi nomi: Astro bianco, Il fiammeggiante, Colui che splende dall’alto dei cieli, oppure come Nebiru (Il traghetto), la cui funzione è quella di determinare i legami tra le stelle e far sì che nessuna di esse possa errare dai sentieri prefissati di Anu, Enlil ed Ea»
(Giovanni Pettinato, La scrittura celeste – La nascita dell’astrologia in Mesopotamia, Milano, Mondadori, 1998, p.111)
La collocazione di questo astro e quindi la resa di questo nome in questa Tavola dell’Enûma Eliš è comunque controversa: Jean Bottéro e Samuel Noah Kramer, traducono, anche se con il punto dubitativo, come “Stazione della Polare” .
fonte wikipedia