Autoritratto di Leonardo da Vinci Biblioteca Reale di Torino, Musei Reali.

19 Novembre 2019 ArtinMUSE

Autoritratto di Leonardo da Vinci è un disegno a sanguigna su carta (33,5×21,6 cm), databile al 1515 circa e conservato nella Biblioteca Reale di Torino, all’interno dei Musei Reali.

L’opera mostra il volto di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo alla sommità della testa. Lo sguardo accigliato è rivolto a destra, con un’espressione seria e leggermente imbronciata. I segni del tempo sono ben evidenti, con solchi lungo la fronte, attorno agli occhi e ai lati della bocca lungo le guance. I dettagli sono molto curati, sebbene una parte appaia come non finita: per dare l’effetto del cranio liscio e calvo l’artista ricorse a pochissime linee, lasciando il foglio in alto quasi intonso.

 

ANELLO artINmuse DAVINCI

Nonostante la maggior parte degli studiosi lo abbia considerato l’unico sicuro autoritratto del Genio e la Biblioteca Reale continui a considerarlo tale nella collocazione Dis. It. 1/30, l’identificazione dell’uomo raffigurato con Leonardo stesso non è oggi sicura. Il leonardista americano Louis A. Waldman identifica l’uomo ritratto come lo zio di Leonardo, Francesco da Vinci, e altri lo identificano con ser Piero da Vinci o con una figura idealizzata di un saggio del passato, come Pitagora o Demostene.

Il disegno del celebre autoritratto viene in genere datato ai suoi ultimi anni di vita, quando viveva in Francia al servizio di Francesco I. Dopo la sua morte, con i manoscritti e il suo corpus di disegni e appunti, venne lasciato in eredità al fedele collaboratore Francesco Melzi, che lo portò alla sua villa a Vaprio d’Adda, al confine con la provincia di Bergamo. Qui gli eredi del Melzi sparpagliarono poi la collezione vinciana.

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L’Autoritratto ricomparve agli inizi dell’XIX secolo a Milano, quando venne copiato e riprodotto in un’incisione per un libro, per poi scomparire nuovamente fino al 1839, quando Giovanni Volpato, un collezionista che lo aveva acquistato forse in Inghilterra o in Francia, lo vendette a Carlo Alberto di Savoia, assieme ad altri 1585 disegni di grandi artisti come Raffaello, Michelangelo per 50.000 lire piemontesi. Dalle collezioni Savoia confluì poi alla Biblioteca Reale.

Da allora l’opera ha fatto da prototipo per innumerevoli rappresentazioni dell’artista, che sono entrate poi nell’immaginario collettivo.

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