Maja desnuda e La maja vestida Francisco Goya, realizzati intorno al 1800 e conservati al Museo del Prado di Madrid.

16 Maggio 2019 ArtinMUSE

La maja desnuda e La maja vestida sono due dipinti a olio su tela di Francisco Goya, realizzati intorno al 1800 e conservati al Museo del Prado di Madrid.

La coppia è formata da due fra le più celebri opere di Francisco Goya.

La Maja desnuda è stata dipinta prima del 1800, in un periodo compreso fra il 1790 e il 1800, anno della prima segnalazione documentata dell’opera. La prima menzione della Maja desnuda appare infatti nel diario di Pedro González de Sepúlveda, incisore e accademico, che ne riferisce come parte della collezione d’arte di Manuel Godoy nel 1800.

Secondo la descrizione del Sepúlveda, in visita al palazzo di Godoy nel novembre 1800, nel gabinetto privato del «Principe della Pace» era presente una nutrita collezione di nudi femminili: oltre alla Desnuda vi erano appese anche una Venere con paesaggio – scuola italiana del XVI secolo – e una copia di Tiziano di un’altra Venere. Non c’è menzione né della Maja Vestida né del dipinto di Velázquez Venere allo specchio: questi due dipinti saranno invece ritrovati nello stesso gabinetto alcuni anni dopo. Di sicuro, come detto, nel novembre 1800 la Desnuda era stata già dipinta.

Occorre a questo punto precisare che in Spagna le immagini di nudo, anche quelle ipocritamente ammantate dell’aura mitologica tipica della pittura europea del tempo, erano proibite dalla Chiesa e punite dall’Inquisizione: si arrivò al punto che nel XVIII secolo due re spagnoli mandarono al rogo tutti i nudi presenti nelle collezioni reali. Il nudo più importante della storia dell’arte spagnola prima della Desnuda è proprio la già citata Venere allo specchio di Diego Velázquez, oggi nota come Venere Rokeby: non una donna reale, dunque, ma una Venere, con un Cupido accanto, che giace fra le lenzuola volgendo la schiena all’osservatore, così da nascondere seno e pube. La Desnuda è evidentemente un nudo del tutto diverso: solo un uomo potente come Godoy poteva sfidare in modo così aperto le disposizioni del Sant’Uffizio e tenersi in casa un quadro del genere.

CINTURA artINmuse MAYA DESNYDA

La duchessa de Alba

La Maja vestida fu invece dipinta tra il 1802 e il 1805 probabilmente su committenza dello stesso Manuel Godoy, manca però il documento della sua commissione e questo ha creato una sorta di mistero intorno ai due quadri, fino alla fantasiosa ipotesi che essi ritraessero la duchessa de Alba. Sulla possibilità che la Cayetana fosse la donna ritratta sono stati versati fiumi d’inchiostro: alla morte della duchessa, nel 1802, tutti i suoi quadri divennero di proprietà di Godoy, per cui potrebbero essere pervenuti a lui in questo modo, come peraltro è successo per la Venere allo specchio di Velázquez. Non c’è dunque prova definitiva che i quadri siano appartenuti in precedenza alla duchessa né si può escludere che possano essere divenuti proprietà di Godoy in altro modo, inclusa la diretta committenza.

La proprietà dei quadri potrebbe svelare alla fine il mistero dell’identità della modella: vista l’amicizia, probabilmente intima, che Goya nutriva per la duchessa d’Alba, di cui ha lasciato vari ritratti, e di una qualche somiglianza con le Maja (soprattutto con la Desnuda), si pensò a lei come misteriosa modella dei dipinti. Nel 1843 Louis Viardot sostenne in Les musées de Espagne che la modella fosse appunto la duchessa. Oggi molti studiosi ritengono tuttavia che la modella della Maja desnuda fosse l’amante di Godoy, Pepita Tudó. In ogni caso, date certe somiglianze fisiche tra le due donne, è probabile che Goya abbia ritratto Pepita evocando in qualche modo la Cayetana, immortalando dunque quest’ultima. Alcuni critici ritengono persino che la testa della Desnuda, la quale non sarebbe – secondo costoro – in armonia con il corpo, fosse stata dipinta per coprire il volto di Pepita. A questo punto non sarebbe stato conveniente per Godoy tenersi in casa il ritratto dell’amante nuda: da qui l’ordine a Goya di cambiare il volto della Desnuda e di realizzare una versione casta dello stesso dipinto. Recentemente i raggi X hanno però definitivamente smentito quest’ipotesi. Resta il fatto che la disarmonia potrebbe derivare dal fatto che diverse modelle fossero usate per il corpo e per il volto.

Godoy collocò le due opere nel gabinetto privato dove già erano presenti, come sappiamo, numerosi altri nudi: quando arrivò la Vestida, Godoy aveva probabilmente già ereditato anche la Venere allo specchio di Velázquez dalla duchessa de Alba. Questo può aver prodotto l’erronea convinzione presso gli studiosi che la Venere di spalle di Velázquez fosse in qualche modo complementare a una delle Veneri (probabilmente di Tiziano) viste di fronte, e che quindi anche le duplici Maja fossero state concepite in modalità complementare. Joaquín Ezquerra del Bayo, nel suo libro La Duquesa de Alba y Goya afferma, basandosi sulla somiglianza della postura e sulle dimensioni delle Maja, che si sarebbe potuto, mediante un ingegnoso meccanismo, far sostituire la Vestida con la Desnuda in un gioco erotico svolto nell’alcova più segreta di Godoy. Si sa che il duca di Osuna, nel XIX secolo, utilizzò questo procedimento con un quadro che lasciava la vista ad un nudo.

Il sequestro

Nel 1807 Godoy cadde in disgrazia presso il nuovo re Ferdinando VII che si appropriò della sua collezione di dipinti. Nel 1808 venne compilato un inventario della raccolta dal pittore Quilliet, agente di Giuseppe Bonaparte, che si espresse sui quadri con un giudizio simile a quello di Sepúlveda di alcuni anni prima.

Il 16 marzo 1815 la Camera Segreta dell’Inquisizione ordinò: «… che si chiami a comparire davanti a questo tribunale il detto Goya perché le riconosca e dica se sono opera sua, con che motivo le fece, per incarico di chi e che fine si proponesse». Non siamo a conoscenza delle risposte che Goya dovette dare dinanzi al Tribunale dell’Inquisizione: sappiamo tuttavia che il pittore evitò una condanna grazie all’intercessione del cardinale Luigi Maria di Borbone-Spagna. La Desnuda, purtroppo, fu comunque sequestrata perché «oscena» e praticamente cancellata alla vista di chiunque fino all’inizio del XX secolo.

Entrambi i quadri trovarono collocazione alla Real Academia de San Fernando, la Vestida regolarmente esposta, la Desnuda in una stanza riservata, ad accesso controllato, insieme ad altri nudi; pur uscendo allo scoperto la Desnuda continuò tuttavia a suscitare scandalo, a tal punto che – quando negli anni trenta le Poste spagnole le dedicarono un omaggio filatelico – i direttori delle poste americane rifiutavano di accettare la corrispondenza così affrancata perché offensivo della decenza. Dal 1910 entrambi i quadri sono esposti al Museo del Prado, a Madrid.

CINTURA artINmuse GOYA

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