Nascita di Venere dipinto a tempera su tela di lino di Sandro Botticelli Galleria degli Uffizi a Firenze.

13 Febbraio 2018 ArtinMUSE, Lifestyle & Fashion

La Nascita di Venere è un dipinto a tempera su tela di lino (185 cm × 286 cm) di Sandro Botticelli. Realizzata per la villa medicea di Castello, l’opera d’arte è attualmente conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.

Opera iconica del Rinascimento italiano, spesso assunta come simbolo della stessa Firenze e della sua arte, faceva forse anticamente collegamento con l’altrettanto celebre Primavera sempre di Botticelli, con cui condivide la provenienza storica, il formato e alcuni riferimenti filosofici. Rappresenta una delle creazioni più elevate dell’estetica del pittore fiorentino, oltre che un ideale universale di bellezza femminile.

La Nascita di Venere è da sempre considerata l’idea perfetta di bellezza femminile nell’arte, così come il David è considerato il canone di bellezza maschile. Poiché entrambe le opere sono conservate a Firenze, i fiorentini si vantano di possedere i canoni delle bellezze artistiche all’interno delle mura cittadine.

La fonte del mito fu quasi sicuramente una delle Stanze del Poliziano, a sua volta ispirata a Ovidio, alla Genealogia di Esiodo, al De rerum natura di Lucrezio e a un inno omerico. Contrariamente al titolo con cui l’opera è nota, essa non raffigura la nascita della dea, ma il suo approdo sull’isola di Cipro.

Venere avanza leggera fluttuando su una conchiglia lungo la superficie del mare increspata dalle onde, in tutta la sua grazia e ineguagliabile bellezza, nuda e distante come una splendida statua antica. Viene sospinta e riscaldata dal soffio di Zefiro, il vento fecondatore, abbracciato a un personaggio femminile con cui simboleggia la fisicità dell’atto d’amore, che muove Venere col vento della passione. Forse la figura femminile è la ninfa Clori, forse il vento Aura o Bora.

Sulla riva una fanciulla, una delle Ore che presiede al mutare delle stagioni, in particolare la Primavera, porge alla dea un magnifico manto rosa ricamato di fiori per proteggerla (mirti, primule e rose). Essa rappresenta la casta ancella di Venere ed ha un vestito setoso riccamente decorato con fiori e ghirlande di rose e fiordalisi, i fiori che la dea Flora trovò vicino al corpo dell’amato Cyanus.

La posa della dea, con l’equilibrato bilanciamento del “contrapposto”, deriva dal modello classico della Venus pudica (cioè che si copre con le braccia il seno e il basso ventre) e Anadiomene (cioè “emergente” o nascente dalla spuma marina), di cui i Medici possedevano una statua classica fin dal 1375 citata da Benvenuto Rambaldi[4] (non si tratta però della celebre Venere de’ Medici, giunta in città solo nel 1677). Il volto pare che si ispirasse alle fattezze di Simonetta Vespucci, la donna dalla breve esistenza (morì a soli 23 anni) e dalla bellezza “senza paragoni” cantata da artisti e da poeti fiorentini mentre lo sfondo sembrerebbe ispirarsi al Golfo dei Poeti dove il pittore avrebbe conosciuto la sua musa ispiratrice.

La ricostruzione storica delle vicende legate alla Nascita di Venere, ricostruite da Horne nel 1908, ha molte analogie con quella della Primavera.

Vasari, nel 1550, citò il dipinto assieme alla Primavera nella villa di Castello, che all’epoca di Botticelli era di proprietà dei fratelli Giovanni e Lorenzo de’ Medici “Popolani”, cugini più giovani di Lorenzo il Magnifico. Ciò ha fatto spesso supporre che il committente fosse Lorenzo il Popolano, che si era fatto dipingere la Primavera, e che i due dipinti facessero parte di un medesimo ciclo mitologico di cui faceva parte anche la Pallade e il centauro, sempre agli Uffizi, e Venere e Marte nella National Gallery di Londra. In realtà nessuna opera in cui sia riconoscibile la nascita di Venere è elencata negli inventari della villa del 1498, 1503 e 1516, per cui venne sicuramente lì trasportata in un secondo momento prima della visita di Vasari. Al tempo del riferimento vasariano l’edificio era di proprietà di Cosimo I de’ Medici, che aveva sì potuto ereditare il dipinto dai suoi antenati del ramo “Popolano”, ma anche averlo acquistato per conto personale o averlo sottratto durante una confisca di stato. La prima menzione in un inventario della villa risale al 1598

La Nascita di Venere è in genere considerata opera anteriore alla Primavera. Secondo alcuni entrambe le opere risalgono a un periodo vicino, dopo il ritorno del pittore da Roma per affrescare alcune scene nella cappella Sistina (1482) o immediatamente prima del viaggio (1478 per Crowe e Cavalcaselle). Secondo altri la Primavera sarebbe stata dipinta prima e la Nascita di Venere dopo il viaggio. La Yashiro indicò il 1487, Salvini il 1484; la critica moderna propende oggi invece per il 1486.

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