Pantheon «[tempio] di tutti gli dei»), edificio della Roma Antica. Fu fondato nel 27 a.C.

1 Febbraio 2024 ArtinMUSE

Il Pantheon (in greco antico: Πάνθεον [ἱερόν], Pántheon [hierón], «[tempio] di tutti gli dei»), in latino classico Pantheum, è un edificio della Roma antica situato nel rione Pigna nel centro storico, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Fu fondato nel 27 a.C. dall’arpinate Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto. Fu fatto ricostruire dall’imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., dopo che gli incendi dell’80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.

La parola Pantheon è a tutti gli effetti un prestito greco che la lingua italiana ha mantenuto tramite il latino: in greco τό πάνθειον è un aggettivo sostantivato indicante “la totalità degli dei” e, nella maggior parte dei casi, sottintende il sostantivo ἱερόν (“tempio”). Dunque dal greco τό Πάνθειον (ἱερόν) (“Il tempio di tutti gli dei”) è derivato il calco latino Pantheon, utilizzato da Plinio il vecchio, che ha consegnato la parola alla lingua italiana.

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Cassio Dione, un senatore romano che scriveva in greco, ipotizzava che il nome derivasse o dalle numerose statue di dei collocate lungo le pareti dell’edificio o dalla somiglianza della cupola alla volta celeste. La sua incertezza lascia supporre che il nome Pantheon (o Pantheum) fosse soltanto un soprannome, non il nome ufficiale dell’edificio.

In effetti, il concetto che potesse esistere un tempio dedicato a tutti gli dei è opinabile. L’unico “pantheon” effettivamente tale registrato dalle fonti prima di quello di Agrippa si trovava ad Antiochia in Siria, sebbene fosse citato solamente da una fonte del VI secolo d.C.

Ziegler provò a raccogliere prove relativamente all’esistenza di panthea, ma la sua lista consiste solamente di semplici dediche quali “a tutti gli dei” o “ai dodici dei”, che non sono necessariamente citazioni di veri e propri templi in cui si praticasse il culto di tutti gli dei.

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Il Pantheon di Agrippa

Il primo Pantheon fu fatto costruire nel 27-25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, amico e genero di Augusto, nel quadro della monumentalizzazione del Campo Marzio, affidandone la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto. Esso sorgeva infatti fra i Saepta Iulia e la basilica di Nettuno, fatti erigere a spese dello stesso Agrippa su un’area di sua proprietà, in cui si allineavano da sud a nord le terme di Agrippa, la basilica di Nettuno e il Pantheon stesso.

Marco Vipsanio Agrippa
Sembra probabile che sia il Pantheon sia la basilica di Nettuno fossero sacra privata (edifici privati ad uso sacro) di Agrippa e non aedes publicae (templi ad uso pubblico). Questa funzione meno solenne potrebbe aiutare a spiegare perché si fosse persa così presto e facilmente la memoria del nome originario e la sua funzione (Ziolkowski ipotizza che in origine esso fosse il tempio di Marte in Campo Marzio).

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L’iscrizione di Agrippa, ricollocata da Adriano
L’iscrizione originale di dedica dell’edificio, riportata sulla successiva ricostruzione di epoca adrianea,

recita: M•AGRIPPA•L•F•COS•TERTIVM•FECIT, ossia:

(LA)«Marcus Agrippa, Lucii filius, consul tertium fecit»(IT)«Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta»
(CIL VI, 896)

il terzo consolato di Agrippa risale appunto all’anno 27 a.C. Tuttavia Cassio Dione lo elenca con la basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano tra le opere di Agrippa terminate nel 25 a.C.

Dai resti rinvenuti a circa 2,50 metri sotto l’edificio alla fine del XIX secolo, si sa che questo primo tempio era di pianta rettangolare (metri 43,76×19,82) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga (come il tempio della Concordia nel Foro Romano e il piccolo tempio di Veiove sul Campidoglio), costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. L’edificio era rivolto verso sud, in senso opposto alla ricostruzione adrianea, preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21,26 metri. Davanti a esso si trovava un’area scoperta circolare, una sorta di piazza che separava il tempio dalla basilica di Nettuno, recintata da un muretto in opera reticolata e con pavimento in lastre di travertino. Sopra queste lastre ne vennero poi posate altre di marmo, forse durante il restauro domizianeo.

L’edificio di Agrippa aveva comunque l’asse centrale che coincideva con quello dell’edificio più recente e la larghezza della cella era uguale al diametro interno della rotonda. L’intera profondità dell’edificio augusteo coincide inoltre con la profondità del pronao adrianeo.

La sola fonte che descrive quali fossero le decorazioni del Pantheon di Agrippa è Plinio il Vecchio, che lo vide di persona. Nella sua Naturalis Historia riporta, infatti, che i capitelli erano realizzati in bronzo siracusano e che la decorazione comprendeva delle cariatidi e statue frontonali. Le cariatidi, collocate sulle colonne del tempio, furono scolpite dall’artista neoattico Diogenes di Atene.

Il tempio si affacciava su una piazza (ora occupata dalla rotonda adrianea) limitata sul lato opposto dalla basilica di Nettuno.

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Cassio Dione Cocceiano afferma che il “Pantheon” aveva questo nome forse perché accoglieva le statue di molte divinità o più probabilmente perché la cupola della costruzione richiamava la volta celeste (e quindi le sette divinità planetarie), e che l’intenzione di Agrippa era stata quella di creare un luogo di culto dinastico, dedicato agli dei protettori della Gens Iulia (Marte e Venere), e dove fosse collocata una statua di Ottaviano Augusto, da cui l’edificio avrebbe derivato il nome. Essendosi l’imperatore opposto ad entrambe le cose, Agrippa fece porre all’interno una statua del Divo Giulio, (ossia di Cesare divinizzato) e, all’esterno, nel pronao, una di Ottaviano e una di sé stesso, a celebrazione della loro amicizia e del proprio zelo per il bene pubblico.

Distrutto dal fuoco nell’80, venne restaurato sotto Domiziano, ma subì una seconda distruzione nel 110 d.C. sotto Traiano a causa di un fulmine.

È composto da una struttura circolare unita a un portico in colonne corinzie (otto frontali e due gruppi di quattro in seconda e terza fila) che sorreggono un frontone. La grande cella circolare, detta rotonda, è cinta da spesse pareti in muratura e da otto grandi piloni su cui è ripartito il peso della caratteristica cupola emisferica in calcestruzzo che ospita al suo apice un’apertura circolare detta oculo, che permette l’illuminazione dell’ambiente interno. L’altezza dell’edificio calcolata all’oculo è pari al diametro della rotonda, caratteristica che rispecchia i criteri classici di architettura equilibrata e armoniosa. A quasi due millenni dalla sua costruzione, la cupola intradossata del Pantheon è ancora oggi una delle cupole più grandi di tutto il mondo, e nello specifico la più grande costruita in calcestruzzo romano.

All’inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana chiamata Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni inflitte dai papi agli edifici della Roma classica. Gode del rango di basilica minore ed è l’unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora un capitolo. Gli abitanti di Roma lo chiamavano popolarmente la Rotonna (“la Rotonda”), da cui derivano anche il nome della piazza e della via antistanti.

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